Tu Quoqui Switch – The day after

Tu Quoqui Switch: Autunno e vino rosso

Arriva l’autunno nella capitale e tornano i Quoqui più scatenati che mai. Ospitata a via Lavaredo tra le colline del Città Giardino la rassegna ha visto per la prima volta l’applicazione della formula Switch! Che prevede la rotazione dei partecipanti tra i tavoli al suono del gong.

Il vincitore è il Cinghiale di Carlo e Cecilia, imperiale nella presentazione e possente nel gusto. Exploit delle new entry che si aggiudicano rimanenti gradini del podio con una doppia vellutata ai sapori d’autunno (Laura) ed una lasagna “Beata l’ignoranza”(Quadrucci).

Sentiamo che ne pensa B., il portavoce della serata.

Signor B. è la prima volta che provate la formula Switch, com’è nata l’idea?

E’ un periodo di grande fermento a livello gastronomico qui nella capitale e ci sembrava giusto sfruttare il momento per far conoscere l’esperienza dei Quoqui ad un pubblico più ampio. I vincoli di spazio ci impedivano di organizzare la classica tavolata così abbiamo deciso di strutturare la casa come se fosse un locale, con tanti tavoli in cui i partecipanti potevano ruotare a turno. Lo Switch favorisce inoltre la socializzazione tra i Quoqui.

La rinuncia alla tavolata è comunque un passo azzardato, in pieno contrasto con la tradizione dei Quoqui. A giochi fatti le sembra che l’esperimento sia riuscito?

Indubbiamente abbiamo dei personaggi storici del quoqui come il Barone che hanno sofferto la mancanza della classica platea conviviale e caciarona, problema evidentemente legato alla difficoltà di chiamare un brindisi con persone che sono fisicamente in un’altra sala. Abbiamo però ricevuto commenti positivi e molti stanno ragionando sulle potenzialità della nuova formula. Certamente non c’è stato l’entusiasmo che il pubblico riserva alle idee geniali, ma non dimentichiamo che siamo di fronte ad un quoqui di livello molto alto, il che ha chiaramente focalizzato l’attenzione e le energie dei partecipanti sul cibo piuttosto che sulle modalità innovativa proposta.

Bene, passiamo al risultato della gara, come interpreta la vittoria di un grande classico come il Cinghiale? Sono definitivamente tramontati i tempi in cui le chiavi del Quoqui erano azzardo e creatività ?

Guardi se lei per azzardo e creatività intende la degenerazione della cucina in un bestiario di esperimenti mal riusciti di Nouvelle Cousine allora dobbiamo accogliere con soddisfazione l’affermazione di un piatto così marcatamente sanguigno. Ma io non penso che il Quoqui abbia mai corso questo rischio. In realtà ogni partecipante esprime sempre due voti che io amo definire il voto di sangue ed il voto di fiori. L’uno esprime la forza del sapore, la ricerca delle sensazioni forti che fanno quasi male, mentre l’altro prende in considerazione molti aspetti e per certi versi è un giudizio più completo. Odore, forma, presentazione, evocatività del piatto sono elementi importanti nel voto di fiori, ma è chiaro che se il piatto fa schifo il Quoqui ti punisce comunque.

Il bello è che in ognuno di noi convivono sempre queste due tendenze, anche se ad alcuni piace mostrarsi come paladini di una delle due. Lo dimostra il fatto che spesso nella singola scheda di voto troviamo affiancati un piatto forte, tradizionale magari ben cucinato ed un altro giovane e dal gusto creativo. Quale dei due vincerà dipende davvero dalla bravura del Quoquo. E’ come un sistema politico bipartizan in cui però alla fine viene votata la persona veramente più in gamba. Avercelo un sistema così.

Insomma le è piaciuto il Cinghiale?

Lei non sa con chi sta parlando. Si domandi piuttosto cosa accade quando l’eccellenza nel prodotto della terra, e non mi riferisco solo alla carne ma anche al pomodoro, viene preparata seguendo alla perfezione procedimenti che hanno sulle spalle duemila anni di storia. A tutto questo aggiunga una presentazione opulenta e vedrà che troverà da solo la risposta. Per me il Cinghiale è il piatto con la P maiuscola. Certo ovviamente preferiremmo non vedere Cecilia che gira distribuendo di straforo fette di pane dalla bustina di carta, ma consideri che già è tanto se non hanno provato a far passare il cinghiale come antipasto. Ad ogni modo anche questo fa parte del gioco, nessuno ha mai detto che al Quoqui si sopravvive…

Un altro aspetto che ha colpito molto di questo Quoqui è stato l’exploit delle new entry. Le troviamo rispettivamente al secondo e terzo posto. Anche questo rappresenta la fine di un’era?

E’ chiaro che man mano che il quoqui coinvolge più persone aumentano le possibilità di trovare persone di talento, questo mi sembra normale. Per quanto riguarda i piatti in questione direi che il segreto delle vellutate di Laura è stata la preparazione perfetta, oserei dire professionale. Tra l’altro occorre tener presente che è difficilissimo salire sul podio con un piatto del genere. Ricette di questo tipo corrono fortemente il rischio di finire nel dimenticatoio già dopo tre-quattro portate, perchè tendono a non “colpire” il partecipante. In questo caso invece ritengo che la preparazione di chiaro stampo “PRO” abbia fatto al differenza. La ricetta di Laura ha probabilmente alle spalle un paio di generazioni culinarie di buon livello supportate da una palese conoscenza dei sapori più gettonati nell’attuale panorama gastronomico italiano. Decisamente un buon connubio. Sarebbe comunque interessante vedere come se la cava con una portata “principale”.

E della Lasagna “Beata l’ignoranza” che mi dice?

Bhe in questo caso siamo di fronte ad un finto novellino. Quadrucci sarà anche una new entry, ma mi sembra che abbia già capito quali siano gli elementi fondamentali per vincere al Quoqui. Stiamo parlando di un cuoco che nel dubbio aggiunge sempre un’altra salsiccia. Ad ogni modo il piatto è riuscito veramente equilibrato. Ci vedo un po’ l’erede del risotto zucca e timo che all’interno “nasconde” il tocco del maiale. Certo siamo su un livello diverso, ma il principio è quello. Sono convinto che Quadrucci sarà un osso duro nelle prossime edizioni, bisogna vedere se riuscirà a tirar fuori dai fornelli un vero capolavoro, altrimenti resterà relegato ai gradini più bassi del podio.

Vogliamo menzionare anche lo Gnocco Pascucciano?

Direi proprio di si. Veramente una piacevole sorpresa. Con 14 punti raccolti si colloca molto vicino al podio ed anni luce al di sopra degli altri piatti tutti sostanzialmente inchiodati a 7 punti. Inoltre vorrei far notare come il risultato sia stato raggiunto in presenza di un errore macroscopico come la mancanza di sale nell’impasto degli gnocchi. Mi sembra lapalissiano che senza quel piccolo, ma grave, errore, il buon Daniele adesso sarebbe sul podio. Ha pagato un prezzo alto per non aver “testato” prima il piatto, cosa che raccomando sempre.

Un errore a cui ci ha peraltro abituato Sara di Trocchio ormai..

(Ride)

Esattamente. Li però più che di inesperienza parlerei di testardaggine…

A proposito di Sara, sembra che in questa edizione i dolci siano andati molto male

E’ vero, e me ne dispiaccio molto. Certa gente prima di votare dovrebbe domandarsi come sarebbe un Quoqui senza i dolci. Se continuiamo con questo tendenza i partecipanti che aspirano alla vittoria non porteranno più dolci, e questo andrà a grave detrimento del progetto stesso. Riservare un secondo o terzo posto per il dolce nella propria votazione farebbe bene al mondo. Perchè il mondo ha ancora bisogno dei dolci. Inoltre a me sono piaciuti entrambi, uno l’ho anche votato.

Certo, lei ha mangiato solo metà delle portate…

Senta se è venuto qui per parlare del fatto che non mangio i funghi veda di andare a farsi un giro alla Casa del Vegano.

No no per carità .. Cambiamo argomento, che ne pensa della questione Jovas? Anni di presenze e non è mai salito sul podio.

Sono stanco di ripetere che la questione Jovas non esiste. Lei la vede cosi ma è una banalizzazione bella e buona. Pensi invece a quanto Jovas e Laura, che non menzioniamo mai per non metterla in imbarazzo, sono cresciuti nel corso di questi anni. Pensi a quello con cui si presentavano nel 2009 mentre oggi sono in grado di proporre un polpettone ben cotto,saporito e anche con un tocco in più dato dal ripieno di funghi. Certo è chiaro che la filosofia di Jovas, “Io non vengo pe vince, vengo pe magnà !” probabilmente non li aiuta, ma i progressi ci sono e si vedono.

Insomma pensa che riusciranno mai a salire sul podio?

Amico mio lei non capisce, non è questo il punto.

Vede per noi il Piscio di Jovas, quella poltiglia gialla che campeggiò nel mio freezer per 3 mesi, rappresenta il brodo primordiale da cui è nato il Quoqui.

E’ un po’ come i sapori di quando si è bambini, un ricordo felice che non si dimentica mai.

La ringrazio e le auguro buon pranzo

E’ stato un piacere.