Lavoro, Bellezza, Futuro – Guida pratica per il cambiamento durevole
Mobilitiamoci per cambiare l’Italia
Domande
- Che tipo di mobilitazione è necessaria per il cambiamento durevole?
- E’ possibile dare continuità all’azione politica senza avere una stabilità economica?
- Quale sarà il modello per i soci under35 per stare in campo nei circoli di Legambiente?
- Il nostro modello di imprenditoria sociale è vincente e può stare in campo autonomamente o è una soluzione debole? Cosa ci indicano le simulazioni di processo a riguardo?
L’IDEA
Il Lavoro per il cambiamento durevole degli stili di vita e del tessuto produttivo
Il progetto che ci proponiamo di realizzare prevede la costruzione di modelli lavorativi che sappiano valorizzare professionalmente e economicamente le persone seppur in un contesto legislativo ed economico estremamente complicato. Una sostenibilità umana che avvicini le tematiche ambientali, gli aspetti culturali e sociali per un cambiamento durevole.
La Bellezza dei nuovi Mondi Possibili come oggetto sociale di impresa
Il progetto vuole ricercare, riconoscere e promuovere la Bellezza: intessere una rete di persone, progetti, luoghi e attività in grado di manifestare il cambiamento e facilitare la bellezza dei gesti, delle relazioni e delle persone.
Futuro
Le buone pratiche del progetto devono mirare ad essere efficienti, efficaci e piacevoli, proporsi come moltiplicatrici di futuro in un periodo storico dove la disoccupazione giovanile è oltre il 40%.
Periodo di attuazione: DICEMBRE 2013 / DICEMBRE 2015
Promotori: CIRCOLO LEGAMBIENTE MONDI POSSIBILI / APS TAVOLA ROTONDA
IL PROGETTO
Il progetto pilota nasce per creare all’interno di un territorio delimitato un cambiamento durevole e intende avviare un motore economico auto-sufficiente e ripetibile per la creazione di un’impresa sociale innovativa. L’obiettivo è trasformare le linee politiche di Legambiente e le opportunità e competenze del territorio in realtà economiche, funzionanti, che sappiano coinvolgere nuove energie per l’associazione.
L’allargamento dell’idea di Città anche ai territori circostanti apre scenari di stretta relazione tra città, periferia e campagna cercando dei modelli sostenibili di interazione che sappiano mettere al centro Lavoro, Bellezza e Futuro. Il progetto di valorizzazione ambientale e gastronomica intende lavorare sul distretto territoriale della Valle dell’Aniene dal cuore urbano di Via Nizza ad Anticoli Corrado, passando per il Ponte Nomentano e la Riserva della Valle dell’Aniene.
Il contesto storico ci spinge inoltre a non lasciare l’ambientalismo scientifico isolato, ma cercare continuamente interlocuzioni con altri mondi che tendono a rimanere chiusi. Alleanze strategiche per rendere più forte e trasversale l’associazione. (es. promozione e inclusione sociale, politiche giovanili, politiche per il lavoro, innovazione tecnologica, ecc..)
Per queste ragioni il progetto si concentrerà su queste tre macro aree
- Quartiere Trieste (Centro)
- Quartiere Nomentano / Tiburtino – Casal Bruciato – (Periferia)
- Valle dell’Aniene (Campagna)
E cercherà di stabilire delle solide relazioni che portino le diverse aree ad interagire stabilmente tra loro.
Poli di cambiamento:
Si tratta degli spazi fisici che rappresentano i punti nei quali si avvia la trasformazione e l’interazione con il territorio, sono di libero accesso direttamente su strada e aperti ad altre realtà sul territorio.
- VIA NIZZA: Sede su strada di 35 mq in zona centrale per formazioni e incontri
- POSSIBILMENTE: Sede periferica di 250 mq in zona periferica per costruzione reti di associazioni
- IL (CO)RTILE: Area verde urbana in Municipio Roma3
- Ambiente, Cultura e Sociale – Villa Leopardi
- CASONE; Struttura ricettiva con massimo 25 posti letto nella Valle dell’Aniene nel piccolo comune di Anticoli Corrado
In un contesto in cui le fonti di finanziamento pubbliche al terzo settore sono sempre più limitate molte realtà associative, giornalistiche e di impresa iniziano a ragionare sui rapporti tra imprenditoria sociale e sostenibilità economica fino ad arrivare a parlare di startup sociali.
Da un’urgenza di contesto nasce un proposito che vuole far uscire il terzo settore da una logica di assistenzialismo.
In questa ottica di cambiamento, avvenuta o quantomeno auspicabile, si studieranno strategie per intercettare fondi pubblici e partner privati per ottenere sostegno economico e tecnico.
Gli strumenti testati ed efficaci saranno messi a disposizione e trasferiti attraverso specifici corsi di formazione a livello nazionale.
Approfondimenti
Il Sole 24 Ore titola La carica delle startup sociali e scrive di nuove imprese sociali, formazioni e business plan. http://www.legambiente.it/sites/default/files/stampa/sole_non_profit_7.jpg
E Davide Agazzi, inoltre, nel suo articolo Scalare non è un rischio su www.doppiozero.com continua in questa direzione identificando modalità di scambio e influenza tra no profit e for profit:
Il fenomeno dell’imprenditoria sociale introduce quindi improvvisamente nel mondo di quelli che “fanno del bene” una serie di termini e concetti che sono propri del mondo for profit, in particolar modo del mondo delle startup. Proprio quest’ultimo aspetto rende probabilmente più “digeribile” questo travaso di competenze e riferimenti culturali. Non si tratta infatti di applicare al mondo non for profit degli strumenti e delle tecniche provenienti dal mondo delle grandi aziende. Ma di permeare chi si occupa di ambiente, cultura e società di spirito imprenditoriale, della capacità di leggere antichi e nuovi bisogni e di organizzarsi per dare loro una risposta diversa, nuova o semplicemente più adatta di quelle attualmente esistenti.
E aggiunge
Occorre però fare sempre attenzione a non pensare che determinate teorie e modelli sviluppati per il mondo delle startup digitali possano essere pedissequamente prese e applicate al mondo dell’imprenditoria sociale. Sono però delle utilissime suggestioni che ci spingono a ripensare al fare (impresa) sociale in modo radicalmente diverso, con una attenzione maggiore alla dimensione economica di questo fare.
http://www.doppiozero.com/materiali/chefare/scalare-non-e-un-rischio
La Legambiente è quindi alla ricerca del suo modello di imprenditoria sociale.
Tematiche
Il progetto prevede l’approfondimento e lo studio delle diverse aree tematiche affrontate con l’aiuto dei responsabili di settore regionali e nazionali.
TURISMO/AGRICOLTURA SOCIALE/FILIERA CORTA
Turismo come impegno del e per il territorio, esperienza di condivisione di bellezza e valori tra chi visita e chi ospita. Questi sono i valori che muovono l’azione di Legambiente nella valorizzazione di buone pratiche e strategie di turismo sostenibile e che concretizzano un nuovo modo di scoprire e vivere i territori della nostra bella Italia. Riguardo ad agricoltura sociale e filiera corta l’Associazione studia norme e pratiche per favorire l’accesso alla terra e promuovere l’agricoltura sociale, biologica, la filiera corta e sostenibili forme di ruralità.
SCUOLA, CULTURA, TERRITORIO
Il ruolo educativo non spetta solo alla scuola. Infatti anche il territorio esprime contesti formativi non formali, che contribuiscono in maniera determinante alla formazione dei cittadini. La qualità della relazione che si sviluppa fra la scuola ed il territorio è la condizione di un buon governo delle politiche dell’istruzione e dell’educazione. La crescita, infatti, di cittadini colti, attiene alla complessiva qualità culturale di un territorio, per il miglioramento della quale la scuola deve avere un ruolo da protagonista, da mediatore tra i bisogni e gli strumenti da mettere in campo.
In tal senso, è importante che tutti i soggetti che hanno un ruolo educante sul territorio si riuniscano intorno ad un patto educativo, che serva a coordinare il rilevamento dei bisogni e a far interagire le opportunità educative esistenti. La partita educativa va giocata, infatti a tutto campo, riservando alle giovani generazioni anche opportunità educative esterne alla scuola, e contesti di espressione della propria identità generazionale, diritto di socializzazione, capacità di movimento e di relazione all’interno dei propri contesti di vita.
Questa azione diviene indispensabile anche per lavorare intorno ad un meccanismo di coesione sociale che investa tutta la comunità e che con coerenza venga espressa sia in ambito scolastico che territoriale.
I bisogni possono essere non solo di carattere personale del singolo ragazzo, ma possono essere riconducibili alla famiglia, alle problematiche locali e anche ai processi di cambiamento più globali, che hanno ricadute diverse sui singoli territori.
MOBILITA’ NUOVA
Rete per la Mobilità Nuova è una realtà che unisce le persone che quotidianamente si muovono usando i treni, il trasporto pubblico locale, la bici e le proprie gambe, e che rappresentano una maggioranza ignara di esserlo. La Rete nasce con lo scopo di diffondere e promuovere la Mobilità Nuova tra cittadini, associazioni, movimenti, amministrazioni e istituzioni.
La Mobilità Nuova è l’unica mobilità possibile e desiderabile, la sola in grado di soddisfare le esigenze di spostamento dei cittadini in modo razionale, ovvero sicuro, efficiente ed ecologico.
ENERGIA
L’uso indiscriminato dell’energia proveniente da fonti fossili, accumulata in migliaia di anni mediante processi lentissimi e non replicabili, sta portando a un rapido e inarrestabile depauperamento delle risorse con la conseguenza che i giacimenti di petrolio si stanno sempre più avvicinando alla loro scomparsa. Inoltre, l’uso dei combustibili fossili produce anidride carbonica che immessa nell’atmosfera aumenta l’effetto serra e il conseguente riscaldamento globale del Pianeta. Nel duplice tentativo di migliorare le condizioni ambientali della Terra e far fronte all’ormai imminente scarsità dei combustibili fossili stanno sempre più prendendo piede le fonti alternative di energia, pulite e inesauribili.
Tra il 2000 e il 2010 i consumi legati all’edilizia sono quelli maggiormente cresciuti in italia e rappresentano complessivamente circa il 53% dei consumi elettrici e il 35% di quelli energetici totali. Diventa dunque importantissimo intervenire nel settore edilizio, se si vuole invertire questa situazione e ridurre le emissioni di co2.
Nel nostro Rapporto, Tutti in classe A, l’analisi termografica del patrimonio italiano, il punto sul quadro normativo, le nostre proposte.
RIGENERAZIONE URBANA E CONSUMO DI SUOLO
È ora di dire basta al consumo di suolo e di iniziare quella strada del cambiamento che si chiama rigenerazione urbana, un nuovo modo di concepire e tutelare il territorio e gli spazi urbani in chiave sostenibile.
È questo l’appello che Legambiente lancia al Presidente del Consiglio Enrico Letta per chiedere a Parlamento e Governo una corsia preferenziale per discutere e approvare finalmente in questa legislatura una legge che fermi il consumo di suolo e premi, invece, la riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio edilizio esistente. Scelte nell’interesse dei cittadini in grado di rilanciare il settore delle costruzioni e l’economia del Paese e che l’associazione ambientalista spiega in “Fermare il consumo di suolo, rigenerare le città”.
Un documento, inviato alle Commissioni parlamentari e al Governo, dove oltre ad analizzare il Disegno di Legge approvato dal Governo il 15 Giugno 2013 in materia di “Contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato”, Legambiente propone integrazioni e modifiche normative per rafforzare l’efficacia dei controlli e spostare l’attenzione sulla rigenerazione urbana.
Per informarsi:
http://www.legambiente.it/contenuti/articoli/fermare-il-consumo-di-suolo-le-proposte-di-legambiente
RIFIUTI
Sono trascorsi 16 anni dall’approvazione del decreto Ronchi e diverse cose sono cambiate. La rivoluzione della gestione sostenibile dei rifiuti ha preso il via, e ha cambiato gli stili di vita di tanti cittadini (è il caso dello stop ai sacchetti di plastica non compostabile), ha raggiunto territori considerati persi (come nel centro sud dove sono diversi i Comuni ricicloni), ha permesso lo sviluppo di esperienze industriali del riciclo, uno dei pilastri della nostra green economy.
La rivoluzione avanza
È una rivoluzione spiazzante. Le migliori esperienze di capoluoghi sul riciclaggio di rifiuti sono ormai al Sud (è il caso di Salerno che raggiunge il 65% di differenziata per i suoi 140mila abitanti o di Andria in Puglia al 70% per i suoi 100mila abitanti). Le migliori performance regionali negli ultimi anni sono quelle di Sardegna e Marche che, grazie al sistema di penalità /premialità sullo smaltimento in discarica, hanno diffuso le raccolta porta a porta, arrivando in pochi anni al 50% di differenziata.
È una rivoluzione che ha creato una nuova economia. Si stanno diffondendo impianti innovativi come i digestori anaerobici per produrre compost ed energia rinnovabile. Si stanno affermando imprese che riciclano rifiuti una volta considerati non riciclabili: è il caso del rifiuto urbano residuo nelle cosiddette “fabbriche dei materiali”, delle plastiche miste riciclate ad esempio dalla Revet toscana o degli impianti per recuperare materia dai pannolini usa e getta.
Si stanno diffondendo le esperienze locali sulla prevenzione (campagne per l’acqua di rubinetto, compostaggio domestico, tariffazione puntuale, eco sagre, vendita di prodotti sfusi o alla spina, etc.) che cominciano a dare i primi risultati sulla minore produzione dei rifiuti (ha contribuito ovviamente anche la crisi).
Per approfondimento: http://www.legambiente.it/contenuti/chi-inquina-paga-chi-produce-meno-rifiuti-deve-risparmiare